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Questo romanzo è un cerchio dove tutto inizia e poi si attorciglia e ritorna al Disamore da cui è partito, l'assenza dell'amore e peccato originale coincidono senza via di risoluzione. Sophia sta ferma e aspetta. Sta seduta a un tavolo invisibile e aspetta immobile. Ha un ragazzo che non ama, con brutte scarpe e un certo sovrappeso, il cui unico pregio sembrerebbe quello di avere una casa di proprietà che può accoglierla; ha un padre che ne monitora i cambiamenti di peso valutandone la circonferenza dei polsi; una madre che si è rotta, strappata negli angoli più bui della mente dopo la nascita del secondo figlio, e la cui infelicità irrevocabile è la tara che Sophia riceve in dote. Una narrazione famigliare dove il Tempo è l'offesa più grande, perché laddove esiste il Tempo, è impossibile la scelta, "scegliere e sbagliare e non avere più tempo" è questo che terrorizza. La Fine esiste e nessuno si muove perché la Fine esiste, inappellabile.